Auto, casa e scuola

15.08.2012 15:40

Da annotare: qui ferragosto non c'è, non si festeggia. Qui non ricorre nè l'Assunzione di Maria, nè la vacanza decisa dall'imperatore Augusto in un momento di caldo pazzesco. I motivi sono facilmente immaginabili: non fa mai un caldo pazzesco e a Maria giustamente viene lasciata un po' di privacy.

L’altro giorno sono andata a vedere una casa che avevo puntato già in Italia sul sito www.trademe.co.nz.

Mando una mail all’agente che mi risponde subito dicendo che mi mostra la casa volentieri, anzi addirittura mi passa a prendere e mi ci porta lei.  Arriviamo davanti alla porta, cerca di infilare le chiavi nella toppa e mi dice con la faccia da croissant scaldato al microonde che ha preso le chiavi di un’altra casa, che si ostina a non voler mettere gli occhiali e che per questo ogni tanto si incasina.

E va be’, però di farmi un altro viaggio in macchina fino a Dunedin centro e ritorno a Broad Bay non ho voglia, anche perché perfino io, la maestra del ‘ti racconto la rava e la fava’ dopo un po’ esaurisco gli argomenti e l’abitacolo della macchina inizia ad avere un'aria greve. Le chiedo allora se posso andare a vedere la scuola nel frattempo e lei gagliardamente accetta, parte sgommando dal giardinetto della casa e mi dice ‘ci vediamo fra mezzora’. Io inizio la perlustrazione del sobborgo, qui tutti si conoscono evidentemente, perché tutti quelli che passano si fermano e mi chiedono una bidonata di cazzi miei. Arrivo con fatica alla scuola e mi affaccio a vedere dalle finestre cosa fanno i bambini. Fuori piove per cui sono tutti raccolti attorno al maestro che sta raccontando una storia, sono sparpagliati sul pavimento sopra a dei cuscini e con delle coperte sui piedi. Minchia ci voglio andare io in una scuola così. Tutti senza scarpe e tutti buttati per terra sulla moquette. Il maestro è un tipo sulla cinquantina che deve avere un enorme ascendente sui bambini perché non si muove una foglia lì dentro. La scuola è un vero macello, robe appese dappertutto, disegni, colla, forbici, colori, tempere, tutto usato e vissuto. Le cose dei bambini stanno appese ai loro attaccapanni in corridoio e le scarpe stanno in fila sotto, vicino alle borracce e alla valigetta del pranzo.

Nella stanza in fondo, di fronte all’entrata, c’è un laboratorio artistico e poi una porta che dà sul campo sportivo e sul parco giochi recintato della scuola. Le classi sono 4 e i bambini più o meno 45, alcuni fanno lezione nella stessa classe e i grandi aiutano i più piccoli. Fuori c’è un recinto per gli animali e diversi orti con degli enormi spaventapasseri piantati in mezzo. Ci sono persone che ci lavorano e altre spostano ciocchi di legno, sono i genitori che lavorano ogni tanto sulla proprietà della scuola per far funzionare bene le cose perché gli insegnanti e il giardiniere da soli non ce la fanno. Alle 3 suona la campanella, il maestro porta i bambini all’autobus e sulla strada del ritorno mi ferma anche lui. Mi chiede se sono nuova, mi dice che la loro comunità è molto unita e che ci si dà una mano. Io gli descrivo la situazione, gli racconto dei bambini che inizieranno la scuola e gli chiedo se ha dei posti e lui ovviamente mi dice sì e mi dà un appuntamento per raccontarmi il programma e le aspettative. Nel frattempo si accoda una signora che mi chiede il numero di telefono per una raccolta fondi, sono italiana e quindi devo cucinare per la fiera della scuola che hanno organizzato per fine agosto (ovvio no?), poi mi dice che devo assolutamente entrare nel loro club di veggie friends per avere sempre verdure fresche dagli orti intorno. In sostanza ognuno raccoglie ciò che ha e poi, dopo aver preso ciò che serve alla famiglia lo mette a disposizione per gli altri che fanno lo stesso, in modo da avere diversi tipi di verdure sempre fresche da condividere. C’è chi porta le uova, c’è chi porta il pane...

Qui sono tutti biondi e molto alterna e mi sorge un dubbio:

-Ma che ci sono dei tedeschi qui?

-Oh sì qui siamo quasi tutti svizzeri o tedeschi, molti sono arrivati negli anni ’70, la nostra comunità è nata così.

Oh che meraviglia…una banda di fricchettoni. E noi siamo i Calimero della situazione. Neri, rumorosi e pure italici. Detto fra noi…è decisamente una figata. Io posso fare esercizi di conversazione in tedesco, mi fanno cucinare e in più mi becco le verdure. Il paradiso. Per non parlare del posto, indescrivibile. A 15 minuti dal centro percorrendo una stradina sulla baia della Otago Peninsula orientata verso il sole e in mezzo alle colline coperte di alberi ci sono dei gruppetti di casette basse con siepi altissime e cancelli in ferro battuto. I giardini sono molto verdi e ci sono un sacco di uccelli sui rami, quelli che adesso mi fanno sbattere gli occhi dalla meraviglia e fra qualche mese vorrò uccidere a fucilate alle 4 del mattino. Tutte le strade che vanno a sud ovest oltrepassano il costone della collina e arrivano all’oceano, mentre quelle che vanno a nord danno sulla baia di Dunedin. Mi perdo per qualche minuto ancora nel paesaggio poi arriva la fulminata dell’agenzia immobiliare e riproviamo ad entrare in casa. Questa volta ce l’ha fatta, è la chiave giusta. La casa è grande, il riscaldamento non mi soddisfa a pieno, ma c’è una buona stufa a legna e anche se è una schiavitù, sempre meglio che niente. Il resto è ancora da collaudare ma sulla  carta c’è per cui se non va, dovrò tirare fuori quella parte di me che avrei tanto voluto lasciare a Malpensa. La tipa inizia ad aprire tutto, a tirare fuori tutto, ci sono pure le teglie, gli asciugamani, le lenzuola, i libri e i dvd, praticamente manchiamo solo noi sul divano con la coperta sui piedi. Le chiedo se mi porta a vedere il retro, dove c’è il resto del giardino, il patio con i tavoli e le sedie e l’orto. Nell’orto un po’ incasinato ci trovo di tutto, insalata, carote, sedano, spinaci, un’ammucchiata di erbacce e erbe da cucina. La signora si aggira attorno alle erbe da cucina e inizia a staccarne dei ciuffetti:

-Ah rosmarino! Oh erba cipollina! Ah prezzemolo!

E intanto stacca e mette in bocca a manate. Tra gemiti di piacere. Io la guardo un attimo e lei sempre più convinta mi offre un mazzo di prezzemolo da mangiare. Ma che, sei scema? Io non bruco il prezzemolo.

-No guardi, noi evidentemente usiamo il prezzemolo in un altro modo. Noi lo mettiamo nelle frittate, sul pesce, sulla verdura cotta magari, ma non lo mangiamo direttamente dal cespuglio.

-Neanche la menta?

E se ne mangia un’altra manata.

-Neanche la menta.

-Oh guarda qui ci sono anche le carote rosse!

Ne sradica una e io già me la vedo che la sbatacchia un po’ e la addenta. Poi per fortuna la ributta sull’orto e straparlando di una specie di pianta che assomiglia al geranio, ma ha anche un po’ l’odore della citronella, si gira e fa strada verso la sala attraverso la vetrata. Io le do un’occhiata perché adesso mi fa paura, ha tutti i denti coperti di roba verde e non so come dirglielo. Poi mi ricordo che sono in nz e che a nessuno fotte di cosa hai sui denti, probabilmente non si scomporrebbero neanche se andassi in giro con una coda di ramarro penzolante dalla bocca. Tutto a posto. Mi chiede con una vocina da agente immobiliare (farcito di prezzemolo): would you call this house home? Ma sì va, I would. Ho comprato un pulmino che è la copia giapponese del westfaliotto, vuoi non andare a vivere in una comune di tedeschi in nz? Finirà a marmellate e lavori a maglia?

Quando sono andata a scegliere la macchina mi ci è voluto un po' per decidere. Effettivamente qui si trovano tante occasioni sull'usato, ma sarebbe bene avere un budget di 15mila dollari più o meno per comprare una SW usata, ma recente e ben tenuta. Con i miei 5mila dollari mi sono puppata tanti di quei catorci che alla fine bisogna fare pace con l'evidenza: o sarà una cosa temporanea o si decide di intervenire pesantemente sul mezzo, si rimette tutto a posto e lo si tiene per fare i gadani in giro, magari con le bici e le tende sul carrello dietro. Per il resto: 7 posti con i sedili che si girano in tutte le direzioni e delle simpatiche tendine da Woodstock mi danno proprio l'idea che sto vivendo da un'altra parte, con altra gente e con altre pretese. Il Toyotone che ho comprato è un gran chiodo, va a benzina e ha il cambio automatico. Il resto era peggio, purtroppo sono arrivata in un momento in cui tutti gli studenti arrivati per il semestre in città hanno fatto fuori tutte le occasioni e sono rimaste solo le astronavi da famiglia numerosa (e questo va bene) e con tanti km sulle ruote (e questo dipende). Di solito bisogna fare attenzione alla registrazione e al wof, una sorta di revisione semestrale, e poi chiedere magari al commerciante di farvi una garanzia. Se proprio siete dei gran rompicoglioni potete portarvi un meccanico scelto da voi o mandato dalla AA per esaminare l'auto ed eventualmente trattare sul prezzo o farla aggiustare. Quando sono arrivata al Midway Motors mi ha accolto un real kiwi, cortese e solerte, mi ha descritto le macchine che aveva per quel budget e io non ho capito un cazzo, non solo per il lessico da meccanico ma anche perchè non ha mai, dico mai, separato i denti. Ehi viso pallido rallenta e apri la bocca please. E possibilmente indica quando nomini delle parti. Lui sorride, mi dice sorry e poi inizia a gesticolare come una hostess che mostra le uscite di sicurezza. E io mi sento troppo un'imbecille. Alla fine salto sul toyotrattore e lo provo, già il fatto che si sia acceso lo trovo un miracolo del progresso...faccio un giro e mi rendo subito conto che con la guida dall'altra parte ho la rasetta facile, la cosa peggiore è che non me ne accorgo quindi è probabile che prima o poi mi porti a casa qualche specchietto. Comunque pensavo che fosse più difficile: come sostiene la signora agente immibiliare, basta stare tra la linea a margine e la linea centrale. E io a questa pirla di saggezza ho avuto l'istinto di tradurre in inglese l'italianissima espressione 'grazie al cazzo'. Ma che ci volete fare, magari il prezzemolo è allucinogeno.