Concorsi e ricerca

14.06.2012 19:30

Proprio ieri qui in Italia è stata riportata la notizia che durante un concorso per n.3 posti da avvocato dello Stato i soliti noti 'figlidi' si sono presentati all'esame con un Codice Civile commentato (assolutamente proibito) pensando che i poveri figli di M(adre).Ignota e P(adre).Pure, di fronte all'ennesima italianata, sarebbero rimasti in silenzio sperando magari di entrare come terzi. E' successo il finimondo, alcuni si sono alzati in piedi gridando allo scandalo, all'imbroglio...altri ancora si sono messi a cantare l'Inno di Mameli. Si dice eh...io non c'ero e mi è sembrato tutto troppo nazionalpopolare, ma una mia amica di vecchia data però era lì, aveva speso 200 euro per l'iscrizione, 200 euro per il viaggio, mesi e mesi di notti insonni per studiare. Adesso il concorso è stato sospeso e (per vendetta?) i mammasantissima non fanno sapere se ce ne sarà un altro a breve. Per cui sembrerebbe una cosa del tipo 'o loro o nessuno'.

Un'altra bella avventura italiana (sempre per sentito dire ovvvio con 3 V) è la Salerno-ReggioCalabria dei concorsi per i dottorati di ricerca, a cui si arriva dopo anni di volontariato nel dipartimento prescelto. La trafila è lunga: passi anni a fare la comparsa, la tappezzeria, la signorina che fa le fotocopie, quella che riordina l'archivio, la tua faccia deve stare in prima fila a tutte le lezioni anche a quelle che non stanno nel tuo piano di studi. Quando ci sei nessuno ti nota, ma se manca qualcuno stranamente il professore ha un impellente bisogno del suo e solo suo aiuto e della sua presenza, probabilmente per allacciarsi le scarpe o perchè non sa a chi raccontare dell'ennesimo attacco di colite del suo cane (ad alcune descrizioni però c'è chi ha dovuto presenziare...resoconto lungo e dettagliato in riunione di dipartimento al completo). Ovviamente parte tutto con un 'le interesserebbe intraprendere la carriera universitaria?', ecco con un briciolo di cervello in più, una persona a conoscenza dei perversi meccanismi accademici italiani, di fronte a quella richiesta inizierebbe a considerare una serie di mestieri ingrati...lo spurgatore di pozzi neri, lo smaltitore di eternit, il tosatore di animali. Almeno hai un mestiere, sei definibile, hai uno stipendio più o meno quantificato e delle mansioni precise con orari precisi. E magari ti lasciano un po' di dignità da riportarti a casa la sera. E invece, siccome siamo tutti adulabili, la risposta è chiaramente un 'oddio sìììììì'. All'estero un dottorato è un premio al termine di una brillante carriera universitaria, in Italia purtroppo il dottorato è in gran parte una dimostrazione di potere del professore. I dottorati e le borse di studio sono spartiti quasi sempre a priori, un anno prendono la borsa i miei, l'anno prossimo i tuoi...senza stare troppo a guardare i progetti di ricerca o il curriculum accademico, nè tantomeno le reali capacità dello studente nella materia. A difesa dei dottorandi c'è da dire che molti sono in gambissima, ne sanno il triplo di chi dovrebbe occuparsi della loro formazione, ma non è così che devono andare le cose. Il concorso prevede un esame e per l'esame bisogna studiare e poi deve vincere il più bravo. Non è possibile che gli elaborati siano corretti singolarmente dai professori (fottendosene allegramente del principio della 'commissione d'esame') che poi assegnano il posto e la borsa a chi vogliono loro, secondo una spartizione già accordata in precedenza. Questa frase l'ho sentita pronunciare con le mie orecchie da un professore ad una candidata di fronte al foglio dei risultati: 'Abbia pazienza sa lei era la più brava, quest'anno toccava al nostro dipartimento', e la ragazza rimasta senza borsa si è sentita cadere il mondo addosso...che cazzo vuol dire 'toccava a...', che CAZZO vuol dire? E lei tira su le spalle e accenna un sorrisetto amareggiato. Ma sarà una reazione questa? Ebbene sì, che si può fare contro un sistema così oliato? Un dottorando ha guadagnato il suo posto non per il suo valore, ma perchè quell'anno 'toccava a'. Da qui parte una discesa senza freni, sei in debito nei confronti di chi ti ha fatto questo 'favore' e quindi sei nella posizione di dover fare qualsiasi cosa. Il dottorando allora inizia a mettere in ordine gli scaffali, porta i registri, dà ripetizioni a studenti 'particolarmente importanti' che per qualche motivo non fanno lezione al mattino...il tutto per apprendere, per formarsi, per imparare meglio. E la ricerca? Nel tempo libero. Prima però bisogna pubblicare qualcosa altrimenti la valutazione di fine anno e poi la futura carriera ne risentiranno. Allora si parte, si gira per le biblioteche, si ordinano libri, si studia a manetta per tirare fuori qualcosa su argomenti che normalmente ti vengono assegnati dal dipartimento (anche perchè se esula dalle competenze del prof col cazzo che te la fa pubblicare). Tentativo di pubblicazione numero 1: più mesi di studio, libri dall'estero, argomento ostico, ma valutazione molto buona, talmente buona che poi dallo stesso articolo è misteriosamente scomparso il nome dell'autore ed è comparso quello del professore che l'ha anche presentato ad un congresso nazionale, senza ringraziare, nè citare l'autore. Alle domande dei presenti non ha saputo rispondere in maniera esauriente perchè non ha idea del perchè stesse dicendo quelle cose, ma tutti lo perdonano tanto è un mammasantissima di 70 anni, magari è un po' rincoglionito a tratti, ma chiuso in studio rende come le azioni della Apple...o forse il volpone è vago perchè non vuole condividere le sue perle di scienza. Certo, come no. Per non parlare del fatto che è direttore di un dipartimento la cui materia principale gli è praticamente sconosciuta perchè si è laureato in tutt'altra cosa, ma a quanto pare la tutt'altra cosa gli è sconosciuta allo stesso modo perchè non ha fornito prove migliori in occasioni più vicine alle sue competenze. Ma pazienza, d'altronde se ti ha fatto entrare, gli puoi perdonare qualunque cosa, anche l'incompetenza. Allora ti attacchi ad altri treni, segui i ricercatori, li aiuti, chiedi di poterli aiutare a fare qualcosa...poi ti accorgi che loro sono sulla tua stessa barca, stesse incertezze (ogni 6 mesi devono essere riconfermati altrimenti sono disoccupati), stessa mancanza di obiettivi, stessa confusione di fronte al mestiere della ricerca. Ci si trova nella situazione in cui davanti ad una porta lui guarda lei e le chiede le chiavi, lei guarda lui e dice 'ma non le avevi tu?' e poi entrambi rimangono fuori, senza il coraggio di chiamare i vigili per il timore di farsi una figura di merda. E così si perpetua il danno. Per questo poi c'è gente che va via, va a studiare fuori, va a ricercare all'estero. Ragazze di grandissimo valore sono state rinchiuse per 3 anni in archivi a scrivere statistiche sull'uso dei segni di punteggiatura nei testi teorici di quella materia x, altre hanno scritto articoli comparativi tra preverbi di lingue assurde, altre ancora si stanno ancora struggendo sulla possibilità che un interfisso possa costituire in sè un termine indipendente. Ma ragazzi...ma facciamo sul serio? Sembra uno scherzo.

I tantativi di pubblicazione numero 2 fino a n+1 si svolgono come sopra, poi si scopre, riordinando le tesi da dove vengono tutte le pubblicazioni degli ultimi 20 anni del tale professore: dalle suddette tesi...a cui non era stata data la dignità di stampa per assicurarsi con lungimiranza articoli accademici fino alla mummificazione, perchè di pensione non se ne parla nemmeno, vuoi mica lasciare le redini a chissà chi? E se poi quando se ne va vengono fuori tutti i marcioni? Meglio mollare il giorno prima della morte, almeno poi si diventa davvero intoccabili e i vivi posso dire quello che vogliono.

Poi ci sono tante tecniche per assicurarsi i dottorandi ma non i dottori, nel senso che di solito chi ottiene il titolo di dottore poi rimane nella stessa università e tenta il posto per ricercatore. Ma ci sono delle liste di attesa (ovviamente parlare di merito non ha nessuna logica in certi posti), cioè chi si è già 'dottorato' sta magari lavorando a contratto in attesa di un concorso per ricercatore e ognuno di questi ha un ordine di ingresso prefissato nella testa del professore. Quando la sala d'attesa si fa troppo affollata allora si cerca di seminare i dottorandi per strada, come? Cambiandogli la tesi di ricerca 2 o 3 volte con le scuse più assurde oppure dicendogli 'sai non ti posso più seguire, però c'è un mio amico in Svezia vorrebbe tanto collaborare con te' (grazie al cazzo), oppure ancora 'facciamo così, visto che sei così bravo penso che tu sia in grado di occuparti di questo tema X', che di solito è una roba assurda, lo capisce pure un pirla che se si va di fronte ad una commissione con una tesi su un argomento del genere iniziano a sganasciarsi dal ridere. E allora ciao. Fuori dalle palle e avanti un altro.

Di solito poi gli argomenti di ricerca che vengono assegnati sono datati, oppure pretesti per citare il mammasantissima che continua a proporti come base da cui partire i suoi testi pubblicati negli anni'70, e cosa fai? Gli dici che sono stati tutti confutati e contraddetti da studiosi di mezzo mondo? Gli dici 'sì certo' come al nonno rincoglionito che ti chiede di riaccompagnarlo a casa quando a casa ci è già. Solo che al nonno vuoi un bene dell'anima e invece questo testa di minchia lo vedresti bene come vittima del Cluedo, magari colpito (più e più volte) dal mitico candelabro. Allora si inizia a pensarle tutte finchè si arriva al pianodiabolico: 'faccio una doppia versione, una anni '70 da dare al pirla e una attuale da dare in casa editrice, dai faccio così'...consegna al vegliardo 'ma che brava, ma che bella', ottimo...prima fase scampata, ora via alla fase numero 2. Fase numero 2: revisione con professore esterno straniero, opinione positiva, quindi arrivo in casa editrice per la consegna, accettano la bozza tutto ok. Tempo 3 ore telefonata del mammasantissima che chiede conto dei cambiamenti ancora prima della pubblicazione, come ha fatto? Ha i poteri magici? L'ombra del patto di Faust prende forma...poi si scopre che il mammasanta è anche il capo della casa editrice e la rettoscopia è diretta, senza passare dal via. Morte certa, ergastolo con 41/bis. Neanche se gli fai la spesa e gli porti a spasso il cane per il resto della vita riuscirai a pubblicare qualcosa. Bene allora sapete che c'è? Ma andatevene tutti affanculo, non esiste in nessuna altro paese al mondo una cosa così. A che cazzo serve lavorare in questo modo? Che tipo di cultura vogliamo produrre?  Ce la diamo una svegliata sì o no?

Mah, nel dubbio io farei domanda all'estero.

P.S. Ogni riferimento a cose e persone è puramente casuale, se qualcuno dovesse riconoscersi farebbe bene a tornare a lavorare, magari scrivendo qualcosa di suo.