Episodio 7: consapevolezza di città in città. Il Sud.

28.05.2012 16:36

Il sole sta tramontando e noi attracchiamo a Picton, l'ultima ora del viaggio la trascorro volentieri sul ponte a guardare il paesaggio. Sembra la Norvegia d'estate, solo che è inverno. Chilometri di costa frastagliata, a tratti rocciosa a tratti più dolce, vedo fattorie isolate con animali nei recinti e mi chiedo dove sono le strade, il supermercato più vicino, l'ospedale, le scuole. Attorno non vedo nulla. Solo pascoli. Picton, niente da segnalare. Ma niente niente. Poi il viaggio verso Nelson lo facciamo al buio, luna piena e curve. Tantissime curve, sarebbe stata da fare in moto quella strada, di giorno magari eh!

Nelson molto graziosa, a parte la chiesa che è veramente uno sgorbio, un'accozzaglia di stili brutti accostati in modo brutto, merita di essere vista perchè secondo me sposta la scala del brutto nel canone del brutto. Bleach. La scala che scende dalla chiesa porta all'inizio della via commerciale, che si incrocia con l'altra via commerciale...cardo e decumano commerciale se lo vogliamo dire alla latina. Quella sera ho mangiato messicano in un ristorante indiano...come si fa a non sfidare le leggi della logica in un posto che si presenta in un modo e cucina in un altro? Il giorno dopo colazione fake in un negozietto di specialità svedesi, quando uno è stupido è giusto chiedergli 10$ per un bagel al prosciutto e uova. Nel nostro caso gli stupidi erano 2: 20$.  Il giro al mercato è stato più divertente e produttivo, frutta e verdura fresca e tantissimi prodotti artigianali anche da assaggiare prima dell'acquisto, ad esempio l'olio d'oliva aromatizzato, il miele, le marmellate bio. Poi artisti di strada e una che leggeva i tarocchi, vecchio stile...in un carrozzone da circo in legno con le scritte dorate e due fantastici pitbull al posto di guida. Prima ti fai leggere la mano e poi loro te la staccano se non paghi il giusto. A Nelson ci sono alcuni birrifici artigianali che ti permettono di portarti il cibo da casa...giusto per reggere meglio la birra che loro vorrebbero che tu bevessi. E poi dicono che i kiwi sono ingenui. Bellissime spiagge e passeggiate lungomare, Nelson ha un clima magnifico, gente tranquilla e da tutti i lati è circondata da riserve naturali tra le più belle al mondo, prima fra tutte la Riserva dell'Abel Tasman...mi sono ripromessa di farci la mia prima vacanza da adopted kiwi, e devo avvisare Gerry che magari si va tutti insieme. Italians on holiday. Comunque in linea di massima anche Nelson ci ha strappato un 'no grazie' per ovvi motivi: non c'è l'università. Nel nord del sud ci sono anche i vigneti e alcuni posticini di nicchia per tirarsela da assaggiatori, caminetti, ristoranti di livello e vino discreto se non buono...sono giovani, ma se la cavano. Meno male. Spero che riescano a fare la bonarda...potrei deprimermi senza. Buona parte dell'isola del sud è per noi un percorso prevalentemente turistico perchè l'unica città che ancora ci interessa vedere è molto distante e sarà la città da cui prenderemo l'aereo per tornare in Italia: Dunedin. Da Nelson andiamo verso Kaikoura, prendendo un'altra strada rispetto all'ottovolante Picton-Nelson. Un'altra chicca di pirlaggine tutta nostra, ma secondo me anche i tedeschi ci cascano, è calcolare i chilometri sulla cartina e dire 'ok in 2 ore ce la facciamo'. Sì certo, dopo 2 ore sei dietro ad un tir in una stradina che nemmeno sui Nebrodi...a far l'appello dei santi a circa 20 km dal punto di partenza. Naaaaa. Allungate i tempi, raddoppiateli, non potete tirare il collo al mezzo come in tangenziale da noi, molto spesso non si può superare e comunque, anche senza il lumacone davanti, le strade non vi permettono più di tanto, per cui take your time. Arriviamo a Kaikoura nel primo pomeriggio, lasciamo tutto in ostello e ci trasciniamo su un promontorio dove si trovano sentieri segnati per l'osservazione degli animali...se non avessi visto le foche probabilmente mio marito mi avrebbe tirato un colpo di crick sulla nuca e sepolto dalle parti di Greymouth, dove tanto non c'è nessuno per accorgersene. Iniziavo ad assomigliare a Ciuchino cocainomane...voglio vedere le foche, mi porti a vedere le foche, ma dove saranno le foche, ma le foche non erano in questa zona? 'Eccole 'ste cazzo di foche, le hai viste, sei contenta? Riguardale bene, continua a guardarle, michia se guardi da un'altra parte ti prendo a calci.' Eheheh me la sono cercata ed eccola qua. Con le balene non ha funzionato. '130 dollari? NO, leggi il labiale...NO,ENNE O. Piantala, lo sai che se anche mi guardi così vincono i dollari. Punto.' Nel parcheggio foche sdraiate ovunque, c'era scritto di non disturbarle e allora siamo rimasti un po' di più, perchè una si era addormentata praticamente sotto il nostro paraurti...le foche puzzano e parecchio, e di tanto in tanto s'incazzano e rincorrono la gente. Che animali adorabili...e mozzicano pure. A parte gli scherzi, è un posto molto bello per i bambini, ma bisogna istruirli un minimo, se partono di corsa inciampano su questi ammassi di pigrizia mista a puzza di pesce morto (da tanto) che si nascondono ovunque, ce n'erano alcune dietro ai cespugli, altre addormentate di traverso sul sentiero, altre ancora tra i mucchi di alghe. Il turista tra l'altro diventa istantaneamente imbecille di fronte alla novità: il cartello dice di non disturbarle, di stare ad almeno 10 metri e di non passare tra loro e il mare, perchè se si ostacola la loro via di fuga si innervosiscono e potrebbero reagire male. All'avvistamento di una foca i turisti in fila si inchiappettano, perchè il primo si impietrisce e gli altri chiaramente o stanno guardando per aria o twittano di aver visto una foca invece di guardarla...tutti zitti zitti si mettono in modalità banda bassotti e sfilano in silenzio fino alla prima difficoltà: se una foca russa proprio sul sentiero, a sinistra hai la scogliera a picco e a destra il mare, bisogna avere un po' di fortuna...che il primo della fila non sia giapponese. Il panico. Da dietro gli vedevo tutti i comandi e le sotto directory che gli stavano partendo dall'ipotalamo, una furia di informazioni e calcoli contrastanti che lo lasciavano sorridente e inebetito. Chiedo scusa e passo, non so che fine abbia fatto lui, la foca comunque sulle pietre non va veloce, si può sopravvivere ad un inseguimento. Kaikoura offre molto a livello turistico, avvistamenti di balene, delfini, orche, pinguini, albatross, foche e leoni marini sia su barche che su elicotteri. Ci sono molti locali e ristoranti, il cibo è buono e i costi sono accettabili. C'è una sirena cittadina che avverte in caso di tsunami, c'era appeso un cartello nelle stanze del backpacker, solo che è una sirena in condivisione con i pompieri, che nell'isola del sud, per la poca densità di popolazione, sono volontari e si radunano quando sentono l'allarme. In pratica se nel cuore della notte una vecchietta si dà fuoco alle coperte con lo scaldaletto tutta Kaikoura si trova a correre in mutande verso il promontorio. E questo è successo alle 4 del mattino, puntualmente...proprio come mi aspettavo, data la nostra leggendaria sfiga. Io però, al suono della sirena, ho deciso che era sicuramente la vecchietta col suo scaldaletto, mi sono girata nel letto e istantaneamente riaddormentata. D'altronde il gestore dell'ostello ci aveva avvertiti che in caso di tsunami ci sarebbe stata la sirena e poi lui avrebbe controllato le camere per accertarsi che nessuno rimanesse indietro...e 'buona permanenza'. Toccatina di palle e via.

Per arrivare ad Hanmer Springs seguiamo la costa verso sud e poi ci buttiamo verso l'interno, qui niente da segnalare se non un po' di vergogna per la seconda tappa da vecchietti nel tour della nz. Raggiungiamo poi la West Coast e ci si apre un mondo, il niente assoluto, solo oceano e vegetazione, poche case sparse e persone ruvide ma disponibili. Comunque BRRR. Non prende nemmeno il cellulare, la chiavetta internet stenta e poi muore. Proviamo ad entrare in un posto segnalato dalla guida e poi ci defiliamo in silenzio, meglio guidare fino al Franz Joseph Glacier e dormire in un ostello, magari arrivando un po' tardi. Se chi va al nord trova che lo stile sia a volte fin troppo spartano allora per la west coast bisogna trovare un altro aggettivo, qui è l'apoteosi dello spartano, niente riscaldamento, negozi col minimo sindacale, niente per l'intrattenimento o il tempo libero, se non la caccia all'opossum. Arriviamo al Franz Joseph di sera sul tardi, troviamo un posto per dormire senza problemi e ceniamo kiwi, arrostone di bestia con patate e carote abbrustolite, bottiglia di pinot noir (buono) il tutto a 40$ e poi ritorno barcollante e sghignazzante senza riuscire a smettere. Il mattino dopo passeggiata al ghiacciaio, panico panico panico, a me quel buco nero sotto la lingua di ghiaccio mi fa una strizza incredibile, eppure qualche pirla ha deciso di andare a vedere da vicino e c'è rimasto secco anni addietro. Riflessioni del momento: cambiamenti climatici (sì e pure tanto), elicotteri che svolazzano sul ghiacciaio (ma non sarà troppo tutto quel casino di pale che girano?). Rientriamo verso la East Coast passando per Wanaka ed entriamo nell'Otago, questo paesaggio e le città che incontriamo ci interessano perchè è la regione di Dunedin. E' un posto fuori dal mondo, paesaggi marziani. La terra rossa con poca vegetazione accoglie grandi laghi circondati da montagne anche parecchio alte, le Alpi, la neve è poca, ancora non sembra essere arrivato l'inverno e infatti le temperature sono gradevoli anche senza giacca. I paesini che attraversiamo ricordano molto il far west, i saloon e le masonic lodge bianche con i terrazzoni sorretti da pali, le strade sterrate e le miniere d'oro abbandonate là attorno rimescolano di nuovo le carte in tavola. Un'altra nz. Quante ce ne sono? Attraversiamo Cromwell e Alexandra, Clyde e altri piccoli centri sperduti a km e km gli uni dagli altri con in mezzo nulla, solo strada e montagne rosse, mi chiedo se anche d'estate i colori siano gli stessi.

A mio marito il posto piace, ma solo perchè sa che se dovesse accettare un lavoro qui per le visite userebbe un quad...siamo a posto, ma vogliamo dargliela una consolazione a questi poveri psichiatri che curano gente che, proprio a fare un bel lavoro, non guarisce, ma sta solo 'un po' meglio'??? Cromwell è un importante centro ortofrutticolo (sì in nz ci sono le verdure, contrariamente a quanto credono alcuni soggetti atterrati direttamente da Plutone), Alexandra secondo me è inutile, ma se è lì qualcosa ci sta a fare. Clyde invece è stata sommersa da un lago artificiale quindi in realtà la città è sottacqua, quello che si vede è stato preso e messo un po' più su. Be' era vecchiotto e andava un minimo preservato. Però in un posto che ha il suo gemello originale sotto 20 metri d'acqua io non ci rimango più di 20 minuti, uno per metro, mi sa di spettrale e io sono la regina dei cagasotto (anche l'imperatrice dei daiquiri però...ho un sacco di titoli nobiliari).

A questo punto decidiamo di proseguire verso Invercargill, perchè dobbiamo verificare di persona quello che tutti ci hanno preannunciato, cioè che Invercargill è il buco del culo del mondo. Be' sì, però in Germania ho visto posti peggiori, certo non lì affacciati davanti al Polo Sud a godersi la brezza a -10°, però non è neanche troppo mefitica. Certo, dopo un po' si sente proprio il bisogno di andare più a nord per asciugarsi la muffa che intanto è cresciuta sotto le ascelle. La tamarraggine ci conduce a Bluff e a vedere la punta estrema della nz, i cartelli gialli con le distanze, la catena che lega l'isola del sud a Steward Island. Poi rimontiamo in macchina sotto la pioggerellina che mi increspa il tupè (che nervi) e partiamo in direzione nord. Mi ricordo che per un po' ho seguito con lo sguardo un peschereccio che navigava lungo la costa nel mare in burrasca, dentro la cabina si vedeva l'omino al timone. La barca a tratti scompariva tra le onde e ne usciva di nuovo tra gli spruzzi, sembrava l'unica cosa vivente in quel momento, era tutto grigio, l'acqua, le case, la strada ,il cielo. Tutto fermo tranne la barca e il mare.

Le strade che portano a Dunedin da Invercargill sono due, noi scegliamo di passare per le Caitlins, un bellissimo parco naturale, con vegetazione pluviale fittissima e una costa disseminata di relitti che ancora affiorano durante la bassa marea. C'è anche un posto dove, sempre con la bassa, si può vedere una foresta pietrificata. Questo tratto, come molti altri, è disseminato di tante piccole storie più o meno curiose che si leggono sui cartelli sparsi a bordo strada ed è piacevole fermarsi ogni tanto e perdersi in qualche passeggiata verso i fari sui promontori. Mano a mano che andiamo a nord il grigio scompare, il sole asciuga la foschia e ci troviamo a un centinaio di km da Dunedin. Il paesaggio si fa già più civilizzato, qualche centro urbano, sempre piccolo, ma già più allegro. In questa zona le giornate di sole sono più frequenti perchè ad nord-ovest l'Otago è protetto dalle Alpi, ma quando tira da sud, ragazzi...preparatevi a perdere il naso come Voldemort o Gianni Agnelli, meglio Voldemort comunque, almeno lui si faceva gli horcrux, l'altro scemo di faceva le strisce del campo di calcio. Dunedin è una delle città più ampie del mondo, è al quarto posto...paura, robe da matti, e chi l'avrebbe mai detto, chissà quanta gente: 120mila persone. Un cazzo di nessuno, in tutta la Valle d'Aosta ci sono 120mila persone e si sta già larghi anche se da quanto sono cagacazzi sembra che ti stiano tutti seduti in braccio. Invece a Dunedin ognuno ha la sua casetta recintata col giardino, sono scozzesi quanto basta da reggere molto bene l'alcol, hanno uno stadio della madonna e detengono il Guinness dei primati per il più grande togaparty al mondo e per la strada più ripida, Baldwin Street. Ok, Dunedin a dire la verità offre molto di più, ma c'è sempre Santa Wikipedia, fateci un salto. Le notizie più importanti al riguardo per noi sono: c'è un antico campus universitario architettonicamente molto British, il costo della vita non è esagerato come ad Auckland ed è sicuramente più basso di Wellington, non è seduta su vulcani (Auckland) o faglie (Wellington). Aspetti negativi: si dice sia molto provinciale, il tempo è infame quando tira da sud, le case sono 'na schifezz' e in più gli affitti sono da vampiri perchè è una città universitaria. Attorno a Dunedin ci sono spiagge molto belle, poi c'è l'Otago Peninsula, che racchiude e protegge il golfo di Dunedin, per questo il mare sembra così pacifico, il castello di Larnach (di cui vi racconterò poi), il faro sul promontorio e le scogliere dove nidificano gli albatros e i pinguini. Su una spiaggia abbiamo incontrato anche i leoni marini, foche esponenziate nella puzza e nella sociofobia. Dunedin è talmente scozzese che ha il proprio tartan, insegnano a suonare la bagpipe a scuola ed è pieno di ragazzi che girano in kilt. E' la città della Speight, una delle birre made in nz, accanto all'ingresso c'è un rubinetto, ma purtroppo esce acqua e non birra...però è l'acqua con cui fanno la birra se può consolarvi. A noi non ci ha consolato proprio. All'interno della Brewery c'è un ristorante che offre dei piatti tipici del sud, questo per chi sostiene che in nz non ci sono piatti tipici, ci sono ci sono, meglio se annaffiati con la birra ovviamente. La sua città gemella è Edimburgo e se mai doveste decidere di visitare Dunedin, indovinereste subito il perchè. Mi ricordo tempo fa di uno scozzese che, scappando dalla nz, ha scritto che si sentiva stupido ad aver fatto 19000 km per finire di nuovo in Scozia. Effetivamente poteva farne 3mila ed andare a svernare ad Almeria, senza sprecare inchiostro in lamentele. Con queste premesse...ho deciso di tagliarmi i capelli...molto corti. E adesso arricciatevi bastardi! Muhuhahaha.

Dunedin ci ha trasmesso una buona sensazione, è una città tranquilla, ma giovane, le opportunità di lavoro per noi sono buone, le scuole sono di buon livello. E' immersa in un territorio veramente unico, tutto da scoprire e molto caratterizzato, la gente è più riservata, ma molto cordiale e si capisce che è una comunità molto unita, lo si vede al mercato della domenica, tutti si salutano e si scambiano prodotti casalinghi di fronte alla vecchia stazione. Chissà se magari fra un po' di mesi ci porterò un paio di crostate anche io...