Il ritorno dell'italico: le nemesi

15.02.2014 00:01

Quando abbiamo deciso di lasciare l'Italia, ormai un anno e mezzo fa, ne avevamo le balle piene degli italiani. 

Ok detto cosi' sembra uno spot della FIAT. Di quelli che urlano: voglio starvi sulle palle, cosi' per principio non comprate le macchine da noi e possiamo andarcene all'estero con la coscienza pulita. Riguardatevi gli spot dall'inizio anni 2000 e ditemi se ho torto. 

Mi spiego meglio: scrivo in italiano, i lettori sono italiani/italofoni...ma sono sicura di non offendere nessuno...a tutti gli italiani stanno un po' sulle palle gli italiani. Gli stranieri ci si avvicinano sorridenti, sicuri e certi che lo stereotipo dell'italiano amichevole, casinista e amante del cibo (e dei bei culi) esista per un motivo. Noi italiani (chi piu' chi meno) ci avviciniamo ad un altro italiano recalcitranti e tuttavia curiosi. Noi che di italiani ce ne intendiamo, prima di entrare in contatto con un altro italiano, raccogliamo tutta una serie di informazioni (altro che casellario giudiziale) e tiriamo su tutta una serie di difese dietro ad un bastardissimo sorriso di circostanza. Dietro ad un'apparentemente innocua 'birretta insieme' si cela la peggiore delle sfide a chi ce l'ha piu' lungo: chi parla meglio la lingua del posto, a chi si e' stabilito meglio, chi guadagna di piu', chi ha piu' amici stranieri, chi frequenta meno gli altri italiani. E cerchiamo di condensare tutta questa serie di informazioni in circa 15 minuti: sorrisetto e stretta di mano...e gia' sai se la tua nemesi ti ha inseguito in capo al mondo. Nel qual caso vi assicuro che e' lecito interrogarsi sull'opportunita' o meno di tornare ai galeoni e al traffico via terra, sui cammelli pero'. E di nemesi se ne incontrano parecchie (o sono io che sono particolarmente intollerante?).

Nemesi numero 1: l'attivista dei ritrovi tra italiani.

-Ciao! So che sei arrivata da poco qui in Universita'! Che bello! Da dove vieni?

-Dalle parti di Torino.

-E che fai qui? (Che faccio glielo dico che sono fuggita dagli italiani? Magari dopo)

-Un dottorato.

-Oh che brava! Me la dai la tua mail?

- (Sono fottuta) ehm ok.

-Ma senti vuoi venire alle italianate? Ti mando le mail, ti inserisco nella mailing list!

-No senti aspetta...anche no! (Ok mi tocca di ricambiare continente).

Avete presente cosa succede se per qualche sfigatissimo motivo finite in una mailing list di italiani? Il danno maggiore e' sputtanarsi la possibilita' di impegnarsi al 100% nell'integrazione nella nuova realta'. Avere a che fare con altri italiani e' sempre meno impegnativo, meno stancante, non solo dal punto di vista linguistico, anche dal punto di vista culturale. Non ci si sforza di parlare un'altra lingua e finalmente si puo' riniziare la vecchia cantilena della lamentela continua. Il circolo e' vizioso: piu' si sta con altri italiani e piu' e' difficile frequentare altre persone. Non importa con quale scusa ci si immerge nella comunita' (i figli devono parlare italiano, una pizza ogni tanto, un po' di familiarita'), nessuna mai sara' abbastanza convincente da sacrificare l'immane decisione di emigrare per crearsi una nuova esistenza. Resistere, resistere, resistere.

Ma ritorniamo alle nemesi: 

Nemesi numero 2: il 'non puoi capire quanto sono un uomo di successo'

Questo o lo strozzi o lo prendi per il culo per anni. Non si spiega come mai non ha passato l'Ielts al primo colpo, lui bravissimo oratore multilingue con esperienza pluriennale all'estero. Probabilmente ce l'avevano con lui (in particolare), forse erano invidiosi di tutto quel successo che trasudava dai suoi pori durante l'esame (anonimo e corretto da gente che non è nemmeno là mentre si sostiene l'esame...ma forse le sue o erano troppo tonde e le sue t troppo alte). Non si spiega come mai tu del Dipartimento di Germanistica non sei andata a presenziare alla sua prima lezione in facoltà. Pensare alle profonde fonti di ispirazione che avrei trovato nel calco di un molare del giudizio, mi fa venire i brividi. Ma non bisogna temere questo tipo di gente, soprattutto a Dunedin. Eddai, sei in culo al mondo, non stai insegnando alla scuola di medicina di Seattle. Torna giù.

Quando si pensa di aver finito gli argomenti di derisione si aggiunge la di lui moglie, la Sig.ra Professora, di quelle tipiche mogli italiane che si accompagnano a uomini autoritenentesi 'di un certo livello' che di riflesso si sentono anch'esse 'di un certo livello', e ti chiede se vuoi fare da baby sitter ai suoi figli. Intuisco che ha dato per scontata una discreta quantità di dati. Guardandola bene, vedo scorrere sulla sua fronte la seguente sinapsi: PhD=giovane=senza figli=basso reddito=in cerca di soldi=disposta a tutto. Sorrido serafica e penso un tonante 'Col cazzo. Te li sei fatti e te li tieni'. Che è tra l'altro quello che pensa il marito (e ci sono testimoni). Fossero stati carini e coccolosi, ma così a prima vista mi rendo conto che quelli vomitano più lontano della bambina dell'esorcista. Una delle rare volte in cui non ho bisogno di esprimere il mio pensiero...visto che uno dei bambini, il più piccolo, le grida che è una zoccola. Rara proprietà di linguaggio per un treenne. Si vede che sta a casa con un professore vero ed uno ad honorem.

 

Nemesi numero 3: la mamma italiana che iscrive il suo figliolo alla stessa scuola dei tuoi e la segretaria pensa bene di darle i tuoi dati perchè possa risolvere i suoi dilemmi educativi. Mi becca davanti al playground e nel momento in cui posa gli occhi su di me so già che sto per beccarmi un'altra supposta. E la supposta arriva. Si parte con un 'come mai non vi si vede mai alle italianate?' e si arriva ad un 'magari ci vediamo per far giocare insieme i bambini'. Alla domanda 'voi dove abitate?' indico un posto lontano verso nord est ed esclamo evasiva 'da quelle parti'. Mi dice che lei non vuole lasciare il bambino fino alle 3 perchè si stanca (poverino), lei lo fa uscire dopo pranzo (mentre gli altri giocano a baseball fuori lui va a fare il sonnellino). Al parco durante un picnic eravamo sedute sul mio plaid a parlare del più e del meno e in meno di mezzora se ne esce con alcune perle che le hanno consegnato il trofeo della tristezza ancora prima di essersi iscritta ai giochi. Perla numero uno:

-Questa città è una tristezza, fa freddo, c'è sempre vento, non c'è nulla da fare...

-Non è un posto per tutti, se non ti piace cambia posto.

-Eh ma mio marito lavora qua. E io ho un titolo per lavorare, ma non mi piace quello che ho studiato. Quindi faccio la mamma.

E qui penso: se fa la mamma a tempo pieno, ha tanto tempo da dedicare ai figli, in teoria i risultati si dovrebbero vedere...uno pensa in positivo no? E invece immancabilmente arriva un gagno alto 45/47 cm che le tira un cazzotto sulla testa e due calci sul fianco.

Io mi preparo col retino per acchiappare al volo i denti del figlio e invece lei esclama: -Poverino deve essere stanco, probabilmente gli girano.

Minchia sì che gli girano e di brutto anche!

Si gira verso di lui: 'Perchè picchi la mamma amore?'

-Perchè sei stronza!

-O be' cara...ma non mi avevi detto che tuo marito è francese?

E perlona numero 2, subordinata al fatto che questa città è brutta e noiosa e la Nuova Zelanda è stata una cocente delusione...

-Vogliamo andare via appena possiamo! Ma prima mi faccio un tatuaggio maori!

No dai non l'hai detto davvero...e invece sì.

-Una cosa piccola, una lucertola sul piede o una farfalla sulla spalla.

Certo come no, niente di più maori di una bella farfallina sulla spalla. Niente di più maori e originale di una lucertola tribale sul piede.

-Sai dove posso andare?

Mi viene subito in mente un animale che disegna ritratti di cani trapassati su padroni dai gusti molto dubbi, e le suggerisco Painted Stone. Molto bravo eh, impressionante il bulldog in chiaro scuro con data di nascita e morte appeso al collare borchiato. Vai cara, fatti tatuare un finto tatuaggio maori e portatelo a casa come ricordo del posto di merda in cui hai vissuto per un anno.

Per forza poi si diventa protettivi di questi posti. Ognuno ha il diritto di viverli un po' come vuole, ma se posso evitare di trovarmi un certo tipo di gente sulle spiagge che adoro, be' lo faccio...le spiagge più belle? Di là. E accenno vagamente al tombino più vicino.

 

Nemesi numero 4: la morte nera. Un pezzettone di merda così capita di rado. L.U. Phd qui da noi arriva fresco fresco da Londra\Milano\Tirana, stesso CV del Trota praticamente. Pubblicazioni, insegnamenti vari. Chiede una mano a trovarsi un appartamento. La diamo una mano ad un italiano bisognoso no? E certo! Può stare da un mio caro amico che nel frattempo è in Europa in vacanza. Affitto ridicolo, solo la promessa di non dare party e curargli un minimo il giardino. La prima settimana rave con un tot di gente che non ha fatto neanche in tempo a conoscere, li ha raccolti con un evento su internet e devasta la casa del mio amico. A Capodanno rave numero 2 ridevasta la casa del mio amico, si chiude fuori nudo e vaga per la città mezzo ubriaco senza chiavi, senza soldi, senza telefono. Mi arriva una chiamata da una sconosciuta che mi chiede le chiavi di scorta (che ho io). Arrivo e lui è da poco rientrato in casa dopo aver chiamato un carpentiere ad aprire la porta. Mi saluta con lo sguardo da sbornia devastante e mi dice 'peccato che non sei venuta alla festa'.

-Gran pezzo di testa di minchia...

Così ho cominciato e giuro che non ho mai avuto così voglia di strangolare qualcuno. Bottiglie ovunque, cicche sul legno, piante secche, posta bagnata fradicia nella buca, spazzatura ovunque. Gran figura da pezzente e una piccolissima persona dietro al suo perfetto accento londinese. Gli faccio notare che mi dispiacerebbe molto se il mio caro amico trovasse la casa in quello stato e, capendo che è una causa persa (e anche vergognandomene parecchio), mi offro di aiutarlo a pulire tutto.

-No no tutto sotto controllo!

Esticazzi, è evidente che è tutto sotto controllo! Finchè sei vivo...

La bella notizia è che se n'è andato prima della data stabilita, la brutta è che non solo non ha pulito un emerito cippalippa, ma si è anche portato via della roba senza chiedere al padrone di casa se poteva prenderla (in prestito?). Gli faccio notare tutta una serie di mancanze e lui risponde che credeva di aver lasciato la casa entro gli standard. 

Sono passate settimane e ancora non ha restituito nulla. Mi sa che chiamo sua mamma a Milano ('Signora, lo sa che ha cresciuto una gran testa di minchia?) e poi lo denuncio. Maledetto.

Ed eccoci qui, italiofobi e diffidenti.

Certo abbiamo anche piacevoli conoscenze e amicizie con italiani, ma di quelle che nascono dopo aver messo in chiaro diverse questioni. A viso aperto.

E poi se siamo venuti qui è perchè volevamo tagliare con un certo tipo di atteggiamento, non solo con un certo tipo di persone. E nonostante tutto ci sentiamo braccati. Sempre la solita storia.

Quindi alcuni accorgimenti: prima di decidere di frequentare i circoli e le comunità di italiani: raccogliere informazioni e fare i conti preventivamente con la possibilità di diventarne emotivamente dipendenti. Serve per creare contatti utili? Cazzate. I contatti utili sono i kiwi, maori e pakeha. Poi gli altri migranti. Poi gli italiani. Se proprio non se ne può fare a meno.

Venite sorpresi a parlare italiano per la strada da un connazionale? Aspettate che abbia finito di raccontarvi la sua vita senza che glielo abbiate chiesto (perchè lo fanno sempre) e poi cercate di anticipare la questione della scambio dei numeri di telefono: chiedetelo voi per primi e dite che gli manderete un messaggio. Addio.

Vi portano ad una birrata a cui un vostro amico si trascina dietro un italiano raccolto da qualche parte? Probabilmente è contento quanto voi di incontrarvi. Cioè non contento. Probabilmente è un entusiasta della connazionalità. Parlate inglese tutto il tempo e il suo entusiasmo si smoscerà tantissimo. Non sentitevi in colpa, non siete mica in Italia.

Giusto un paio d'ore fa mi ha mandato un messaggio l'insegnante di musica di mio figlio: 'Sono con una di Bolzano!' Ma...e chi se ne frega? So che stai cercando di infilarmela in casa...non ce la farai mai.

Volendo, conosco anche gente che si presenta con un nome falso sempre diverso, ma tendenzialmente Paola. Ebbene sì: ci sono casi di misantropia più gravi del mio. Diffidate di chi dice di chiamarsi Paola qui a Dunedin. Anzi a richiesta vi lascio anche il suo indirizzo e numero di telefono. Per vendicarmi di quando mi ha 'offerta volontaria' per preparare una cena per 20 persone al Marae di Puketeraki. Mi sono divertita un casino, ma in linea di massima: MAI fidarsi degli italiani :) .