La mail, pubblicità comparativa.

16.05.2012 13:49

Una volta presa la decisione, 'e Nuova Zelanda sia', inizio col voler mandare la prima mail all'università di Wellington. Lavora lì un professore che sul suo profilo accademico aveva scritto quali erano i suoi interessi di ricerca e (somma figata) coincidevano con i miei. Quindi apro la mia bella paginetta di posta elettronica, mi sgranchisco le dita e rimango congelata là con sguardo ebete e bava alla bocca. Come inizio? Vediamo un po' se l'italiano mi aiuta...

Gentile? Tsè...

Egregio? Naa...

Chiarissimo? E perchè non onnipotente, sommo, eminenza allora!

Dear Dr. o Professor X..., mio marito da buon medico addestrato nella tana delle tigri del lecchinaggio e servilismo nelle cliniche universitarie (uscendone alla velocità di un neutrino dal tunnel del Gran Sasso) spunta attraverso la nube di indecisione che mi avvolge e mi dice:

-Ma sei pazza? E' un professore! Non sarà un po' poco?

Mah, avevo controllato dappertutto, samples, lettere finite non so per quale strano motivo su internet...tutti Dear, e io metto Dear.

Scrivo la mia bella letterina formale, scopettainculo, io so questo, ho fatto questo, vorrei fare questo, Regards e firma, schiaccio invio e penso che mai più avrò notizie. 7 minuti, ve lo scrivo come sui bollettini postali: SETTE/ Minuti e mi arriva la risposta.

Hi Marialuisa, che bello sentire dei tuoi progetti, ci interessa molto, non vediamo l'ora di saperne di più. (In inglese ovviamente)

Il resto lo sapete, ho mandato altre mail, ho ricevuto in brevissimo tempo altre risposte affermative e poi ho scelto.

Emisfero nord: mi trovo ad aver bisogno di alcune lettere di raccomandazione dei miei professori italiani per poter avere una borsa di studio in nz, cosa faccio? Mando qualche mail.

EGREGIO PROFESSOR X, mi chiamo X, mi sono laureata nel X...una scialorrea di dati nella speranza che questi vecchi indementiti che ormai lavorano dal 1954 allo stesso corso, con la stessa bibliografia, con gli stessi articoli scientifici facciano almeno finta di ricordarsi chi sei. Poi chiaro che non hanno la vaga idea di chi tu sia, ma se racconti che hai preso 30 con loro allora qualcosa dovrai pure valere, no? Mah!

Risposte (tranquille e con calma) la settimana successiva, le prime due 'venga a lezione' e la terza 'venga al ricevimento'. Buongiorno, firma...niente...era più empatico il vicino di banco di barriera di Milano che mi diceva 'oh minchia ti aspetto fuori secchiona di merda'. Ah be'.

Treno, solite scene, allora prendo la macchina, benzina, casello, parcheggio, autobus, marito che chiede permesso per stare con i bambini e varie ed eventuali da famiglia sempre incasinata.

Arrivo all'università e vado al primo ricevimento.

Parte la banfata: -Ma forse io mi ricordo di lei...ha frequentato mica l'anno scorso...

-No guardi era il 2002. (banfata fallita)

Si parte con la complicatissima ricostruzione della mia carriera universitaria, del perchè e del per come mi serve la lettera, alla fine me la scrivo io al suo computer perchè a 75 anni un poveretto non è in grado di centrare bene le lettere sulla tastiera, a voglia a dire che sei abituato alle tastiere inglesi perchè tutta l'università sa che scrive le lezioni con penna e calamaio sulle moleskine e pensi ancora di essere alternativo. Io mi ricordo di uno che scriveva i suoi appunti sulle moleskine, ma cazzo si chiamava Hemingway e si è sparato. Parte la pantomima della stampante, ehehe lo so, già ghignate, prima stampata senza l'intestazione dell'università, seconda stampata con carta intestata girata al contrario, lettera di qua e intestazione di là, terza stampata lettera di su e intestazione di giù alla quarta gli prendo il foglio dalle mani, infilo schiaccio e gli dico firmi qui e timbri là. Cazzo devo andare dal Preside di Facoltà e finisce pure che arrivo in ritardo.

Secondo appuntamento: accorcio i convenevoli.

-Anno accademico 2003, letteratura tedesca argomento X.

Con molta gentilezza gli allungo la letterina già scritta da me a casa perchè so già che mi dice che non sa l'inglese...e per lui scriverla sarebbe faticoso perchè deve 'applicare la seconda rotazione consonantica al contrario'. (Lo so questa è da intenditori, ma vi assicuro che c'è da ammazzarsi dal ridere: ci provo, dai. Allora: la seconda rotazione consonantica è la variazione nel suono delle parole che distingue il tedesco dall'inglese è avvenuta nell'800 d.C. ed è la cosa più complicata in assoluto della filologia germanica, per esempio per farla facile facile le parole Pfeffer e Pepper 'pepe' mostrano questa trasformazione.) Ma io dico: cosa fai? Scrivi la lettera in tedesco e poi ti metti a girare tutte le consonanti? Ma sei fuori? Ok, gli porgo con tatto la letterina gliela traduco, gli passo la chiavetta e lui me la stampa (questa volta al secondo ce la facciamo) la firma la timbra e mi dice un po' sommessamente...'posso tenerne una copia così mi risparmio la fatica per le prossime volte?', 'Ma certo professore, la tenga pure.' (sia mai che passi 24 ore a rigirare le consonanti e poi ti accorgi che anche la sintassi del tedesco è diversa da quella dell'inglese).

E poi arriva l'appuntamento più stimolante di tutti, il Preside: colui che ingravidava le studentesse con lo sguardo...dieci anni fa era un prestante sessantenne sale e pepe, molto vigoroso e sempre incasinato, ma dinamico. Adesso ha i capelli mogano scuro, una faccia tirata che gli dona un'espressione sbalordita, un'aria stanca e stropicciata. Subito non capisco se è la stessa persona, poi vedo la foto di una gnocca da spavento sulla trentina con 2 bambini in braccio al mare e afferro al volo. No Alpitour ahi ahi ahi! Mi accoglie con una mano tra i capelli e io ho paura che non sia il momento giusto, non per gli impegni, ma perchè forse gli è rimasta una extension in mano e non sa come fare. Poi mi chiede cosa ci faccio lì e mette in stand-by altre 3 studentesse che sono andate al ricevimento da lui. Sì perchè la strategia è: faccio entrare chiedo cosa vogliono poi se è una rottura di coglioni chiamo quella dopo e via così...50 persone in tre metri quadri a respirarsi l'aria a vicenda e tutti ad ascoltare i cazzi altrui. Ovvio.

-Ma io cosa dovrei scriverle? Cioè poi a che le serve la mia lettera?

Rispiegone da zero, con lo svantaggio che qui non è che posso dirgli di levarsi da lì che faccio io...così alla fine mi dice di tornare la settimana dopo.

Ma voi ci credete che la settimana dopo la mia lettera è lì che mi aspetta? Ecco appunto. Altre ore di permesso, altra benzina, altri caselli e poi copia e incolla da sopra: 'Ma perchè è qui?'

Sconfitto il primo istinto di chiamare il centro alzheimer, gli rispiego tutto da capo e lui mi dice sempre di fronte alle stesse studentesse della settimana prima che mi manderà una copia a casa, mi prende l'indirizzo e mi dice 'Vada tranquilla' e io penso 'Sì certo, 'sta ceppa!'

Aspetta aspetta e poi scrivo una mail. Settimana successiva mi scrive 'venga al ricevimento'. Ahhhhhhhhhhhhhhhhh! No non ci vengo al tuo cazzo di ricevimento porcoboia, chiamo per telefono gli rispiego tutto e lui mi dice: 'Bene, allora mi mandi una copia di quello che pensava di mandare e poi gliela rispedisco'. E allora gli mando la mia bella letterina e dopo 10 minuti me la rimanda, via mail, esattamente come l'avevo scritta io, al posto di Regards c'èra Sincerely e poi il suo nome in stampatello maiuscolo al fondo. Carta semplice, neanche in allegato, niente. E poi io non mi devo incazzare! Richiamo e gli spiego che così poteva farmela anche mia nonna (buonanima) e lui candido, mi dice 'E va be', allora metta on request e poi se ne hanno bisogno mi chiamano loro.' Ah quando hanno il potere dalla parte del manico te lo fanno davvero pesare, bastava una firma e un timbro, me li sarei fatti piacere quei 40 euro di benzina e 14 di casello.

100 euro di viaggi buttati nel cesso, tempo sprecato e poi col cazzo che si ricorda chi sono e cosa vado a fare. Capace che dica al telefono 'sì certo un'ottimo elettricista, adesso quando accendo la lavastoviglie non fa più contatto Eh!'

Sarai Chiarissimo sulle intestazioni bello mio,...però...