Culture Shock
Cosa aspettarsi dal culture shock...be' dal punto di vista 'clinico' più o meno tutti passiamo attraverso le stesse fasi: euforia, sonno, insicurezza, stati di allerta alternati a momenti di rincoglionimento spinto. Ci sono dei giorni in cui va tutto bene e sembra il posto più figo del mondo e giorni in cui si crede che nulla vada come deve, e anche solo il fatto che l'uovo ti venga sodo e non alla coque diventa una cospirazione contro lo straniero, un segno estremo di razzismo da parte delle uova neozelandesi...che sembrano sempre gentili e cortesi e invece ti si solidificano 30 secondi prima di quelle italiane. Bastarde.
La cosa importate (e non lo ripeterò mai abbastanza) è sapere più o meno a cosa si va incontro. Io non credo ai salti nel vuoto che risultano in felicissimi lietofine. I disperati che scappano dal proprio paese spesso restano disperati che cercano di convincersi che il paese in cui sono emigrati sia meglio e poi si trasformano in emigrati incazzati perchè non sanno come tornare a casa. Appunto 'casa'. Forse si realizza a pieno cosa è successo solo quando si smette di parlare dell'Italia come di 'casa' e si inizia a parlare di 'dove stavo prima', una casa metaforica per cui non si paga l'imu. Verrà il giorno in cui scatterà la tassazione anche solo per il pensiero?
Il culture shock lo dipingono tutti come composto di 3 fasi, una su, una giù, un'altra su e poi tutto finito. A posto, passato, diventi kiwi, la nz è casa tua. Un cazzo proprio. Sarà anche soggettivo, ma se pensate agli animali, cosa che noi siamo, quando si cambia il loro habitat alcuni si adattano, altri muoiono; alcuni non se ne accorgono nemmeno, altri ci mettono un secolo e mai ingranano davvero. Sarà lo stesso anche per gli umani no? E' un rollercoaster, si va su quando tutto gira nel verso giusto, ma si va anche giù quando arrivano i contrasti e le difficoltà, ma non si va giù come quando si era nel proprio paese, si va più giù. Perchè non si riesce a capire, perchè non ci siamo spiegati, perchè danno per scontato, perchè si pensa che se lo avessimo saputo prima tutto sarebbe stato semplice, no? Ci abbiamo pensato tante volte prima di partire e bisogna che tutti se lo chiedano senza troppo fare i ganzi. Alla fine dei conti siamo abbastanza tosti per fare una cosa del genere? Poi chiaro che c'è modo e modo, ci sono quelli che partono, cercano la comunità italiana, ci si chiudono dentro a mangiare pizza, a giocare a scopone scientifico e non escono da lì se non per lamentarsi di quanto era bella Napoli o Milano. Ci sono quelli che partono, si buttano nella mischia e dopo poco tempo hanno amici di ogni etnia, provenienza e cultura. Ma bisogna essere persone intelligenti per farcela. Bisogna fare il passaggio 'casa'='dove stavo prima'.
Tra l'altro la Nuova Zelanda non è come la Germania o la Francia, non è che perchè ti manca la mamma o la vera pizza si può fare un weekend. Al limite si può fare un weekend sull'aereo, perchè è giusto quello il tempo necessario per arrivare a Malpensa.
Volete un esempio caldo caldo di culture shock? 10 minuti fa pioveva, adesso c'è il sole. 10 minuti fa avevano tutti la giacca impermeabile e ora sono tutti in mutande e canottiera. Sembra di stare in uno strip club. Tempo zero tutti nudi. E io ho la giacca e non ho nessuna intenzione di togliermela. Ci ho provato la scorsa settimana e mi è venuto il raffreddore. Perchè loro sì e io no? Perchè sono una pippa, non sono abituata, mi devo rassegnare.
Altro esempio? L'altro ieri sull'autobus è salita una vecchissima signora inglese, ha appoggiato la tesserina da over duecentenne sul lettore e poi ha tentato di strappare lo scontrino tirando come una forsennata la carta fuori dalla macchinetta. Il maori alla guida ha afferrato la macchinetta traballante e le ha detto serissimo 'Oh don't take away all this shit', non porti via tutta 'sta cazzata. Io sono sbottata a ridere con lui dopo 3 secondi, una enorme e fragorosa risata nell'autobus silenzioso. La nonnetta con girello va a sedersi e le altre persone sedute tutte serie continuavano a guardare fuori dal finestrino. Mi sono sentita tanto terrona, ma ero in buona compagnia, il maori ha iniziato a cantare Starway to Heaven battendo sul volante e si girava a guardarmi tutto contento sugli acuti.
Domenica sera ho parcheggiato il toyotrattore davanti alla serranda del meccanico, gli ho lasciato le chiavi nella buca e gli ho scritto una mail dicendo di dare un'occhiata al radiatore che mi sembrava non andasse bene. L'auto non andava in salita e quando la parcheggiavo sentivo odore di bruciato. Sono in garanzia per 6 mesi per cui è tutto gratis, sono tranquilla. Il lunedì alle 7 e mezza chiama e inizia un delirio su cosa ha intenzione di fare, su come vuole aggiustarla, quanto tempo ci vorrà, mi dice che mi lascia un'altra macchina...io lo ascolto un attimo sbacalita, gli dico ok a tutto e lo saluto. Mah. Il giorno dopo alle 7 e mezza di nuovo mi chiama e mi racconta cosa ha fatto, dove stava il problema e quando posso andare a prendere la macchina. Allora: mi hai tirato giù dal letto con ancora le caccole agli occhi, io pensavo che la giornata iniziasse alle 9 in questa parte dell'emisfero, perchè cazzo mi chiami sempre all'alba? Risposta: Perchè sono sicuro di trovare qualcuno a casa e siccome di giorno sicuramente ha da fare, ho pensato di non disturbare. Giusto, ottima spiegazione. Come sei anglosasso. Quasi quasi ti perdono per avermi parlato in kiwi stretto alle 7 e mezza ancora prima di riuscire a bere il mio tè.
Altri esempi:
Alla vista dei sandali con le calze rabbrividisco tuttora, nonostante la permanenza in Germania...qui usano i sandali ma ancora di più le infradito perchè poi all'università c'è la moquette e loro si aggirano scalzi per la biblioteca. Ne ho visti un paio girare con i sandali solo perchè avevano le unghie dei piedi troppo lunghe per potersi mettere le scarpe. Hanno risolto il problema in modo contorto ma funzionale.
Andare a dormire alle 9 di sera, cenare alle 6 del pomeriggio, saltare praticamente pranzo, mangiare robe salate al mattino. Qui all'università c'è il ristorante cinese, quello giapponese, il chiosco dei panini, il take away messicano, la pizzeria, il bar e il supermercato delle porcherie e tutti mangiano qualsiasi cosa a qualsiasi ora. Hanno anche un tot di cellulite comunque. Facile notarlo quando escono in mutande.
Ai bambini si chiede ‘per favore’ di uscire dalla pozzanghera di fango, di smettere di menare i genitori, di non colorare sui muri. Tutto ‘per favore’. Qui molti bambini usano dei toni e hanno dei comportamenti francamente inaccettabili dal mio punto di vista. Da un lato apprezzo il fatto che gli adulti continuino a mostrare una parvenza di tranquillità di fronte alle cose più allucinanti, se il proposito è fornire un modello di civiltà e di comportamento ai bambini potrei assolutamente essere d’accordo, ma qui sembra davvero che gli lascino prendere il sopravvento. Come una punta di ‘vabbè fa’ un po’ come cazzo ti pare, ma se la smettessi (con i tuoi tempi naturalmente) sarebbe molto meglio’. E’ un tipo di educazione democratica a cui non credo adesso, ma magari poi cambierò idea…per ora preferisco non vergognarmi dei miei figli quando vado in giro. Preferisco che quando dico ‘state qui un secondo’ non mi ignorino completamente, se non altro per la loro sicurezza. Cosa che qui è sentita in maniera del tutto diversa. I cancelli delle scuole sono quasi sempre aperti, solo recentemente hanno messo una sicura in alto in modo che i bambini non possano uscire se non accompagnati, anche se poi alcuni si arrampicano ed escono lo stesso. I bambini vanno spesso in giro da soli sin da piccoli, lo fanno con estrema tranquillità e anche i genitori si fidano. L’indipendenza e l’autonomia qui sono fondamentali, nessuno ti imbocca il pranzo, se riesci bene, altrimenti vai a giocare, tanto se hai fame ti ingegni, il come non è importante. Non ci sono le mense per cui ci si porta tutto da casa, sta alla famiglia preoccuparsi di mettere il cibo nel contenitore e al bambino di mangiarselo. Qui la sostanza non è il tipo di cosa posseduta, ma se la si ha o no. Solo allora diventa un problema ‘It’s not fair’. Qui si deve essere pari, non equi. Tutti i bambini devono avere il pranzo in quanto tale non importa cosa mangiano, non come in Italia, dove ognuno fintanto che è in una scuola deve avere le stesse cose degli altri (grembiule e mensa), nascondendo tutto dietro una finta uguaglianza e distorcendo in qualche modo le aspettative che poi si hanno nei confronti della società quando si esce fuori da questo mondo protetto. Questa è una cosa che mi è rimasta impressa della NZ. Qui in fondo si può vivere ben oltre le proprie possibilità come vedevo fare in Italia, ma in fondo il concetto di classe è ancora integro, la coscienza di classe c’è ancora. Forse a tutti piacerebbe avere la bmw, ma la coscienza che non tutti possano e debbano averla, esiste.
I postini vanno in giro in tenuta da nordic walking. Goretex e pantaloni tecnici, vanno a piedi su e giù per le strade collinose di Dunedin continuando a marciare mentre infilano le lettere nelle buche, neve, pioggia vento…se ne fottono. Un altro l’ho visto su una moto dell’esercito nz, si è fermato, è sceso e io gli ho detto ‘bel mezzo’ e lui ‘era di mio nonno durante la guerra’. Ah be…e poi è ripartito peeeeee peeeee peeeee. La mia postina si lamentava continuamente della panda che aveva ricevuto in dotazione dicendo che era scomodo salire e scendere, caldo\freddo, su e giù. Però a piedi non ci poteva andare con i suoi 3 quintali di culo appesi alla schiena. Mi immagino il suo di culture shock dovesse mai vedere questi postini.