Le ragnatele
Tutte le mattine ci svegliamo, ci prepariamo tra mille 'muoviti', 'fai colazione', 'finisci il latte'.
Tutte le mattine 1 su 3 non ingrana, probabilmente si accordano la sera prima e seguono un calendario prestabilito. Domani a chi tocca far trasformare papà nell'incredibile Hulk? No io l'ho fatto ieri, domani tocca a te. Perfetto.
Tutte le mattine arriviamo alla macchina, chi deve entrare per ultimo entra per primo, il secondo cerca di menarlo e il terzo spinge. Solitamente il primo che dovrebbe essere ultimo è il nanerottolo, che per via della bassezza (anche morale) si arrampica sul gradino della trash mobile e rimane là piantato col culo per aria ad aspettare sogghignando che gli altri inizino a protestare. Il nanerottolo viene sollevato in aria mentre persevera nei suoi movimenti da arrampicata e gli altri si avventano sui sedili.
In tutto questo io tolgo una ragnatela dallo specchietto sinistro della trash mobile.
L'indomani si ripete più o meno tutto allo stesso modo, colazione, ritardatario, rissa per l'ordine di salita in macchina e io tolgo la ragnatela dallo specchietto sinistro.
Sono tre mesi che tolgo la ragnatela dallo specchietto sinistro.
Ultimamente se n'è aggiunta una sul paraurti anteriore, io la tolgo e l'indomani è di nuovo là, uguale.
Ovviamente del ragno nessuna traccia. Probabilmente ha un loft dentro allo specchietto. Ieri ho lavato la macchina. 'sta mattina la ragnatela c'era, di nuovo.
Le stesse ragnatele probabilmente abbondano sull'archivio musicale di Radio Dunedin, l'altro giorno ho fatto un tuffo nel passato, diciamo '86/'87 o giù di là. Stavo ritornando a casa in tenuta mimetica kiwi (maglietta sgualcita, jeans strappati e scarpe da ginnastica) e mi sono trovata a canticchiare con fare gasato una traccia di Top Gun...e ho pensato 'ah la canzone che piaceva tanto a mia zia, sembra passato un secolo' ed effettivamente è così, Panda 45 bianca, sedili in finta pelle (cioè vera plastica) e via verso il mare con le chiappe incollate dal caldo. Il grande successo a seguire? Eye of the Tiger e anche lì capello al vento e volume alto a pensare agli allenamenti di Rocky Balboa e ai palazzi torinesi col ballatoio, quelli riservati a noi 'meridionali'...se uno metteva su un disco tutti dovevano ascoltarlo, vuoi mica non far sapere al rivale in tamarria che ti sei comprato un nuovo vinile? Nel sedile di dietro della trash mobile intanto, riparato dalle tendine verde fluo, mio figlio si stava togliendo la sabbia tra le dita dei piedi scalzi, piedi su e testa giù. La canzone dopo era Land Down Under dei Men at Work (io pensavo fossero giamaicani e invece sono dei tamarri australiani). L'omino addetto allo spostamento dei massi che cadono su Portobello Road mi fa un cenno di saluto e io gli grido Gddday dal finestrino. Mi sento troooppo kiwi, solo che ho ancora le scarpe ai piedi. Quindi in realtà faccio solo finta. Il programma serale di Radio Dunedin ha dei momenti di silenzio imbarazzanti, la canzone finisce e, chi ha vissuto nell'epoca delle cassette lo sa, subentra quel momento in cui ci si scorda di avere lo stereo acceso. Poi il bastardo rinizia a parlare di colpo fortissimo con la sua voce nasale e io mi trovo a cercare di evitare il palo della luce che mi corre incontro. Dopo qualche secondo mi rendo conto che non è entrato nessun maniaco col raffreddore in macchina ma è solo uno speaker incapace e probabilmente daltonico che non si accorge della lucina sotto la scritta ON AIR. L'altro giorno ha mandato l'intero pezzo di Madonna 'Don't cry for me Argentina', una pera da 20 minuti, mio figlio piangeva e chiedeva per favore gli AC/DC. 'Ma noo Duncan, troppo moderni, troppo agitati, forse fra una quindicina d'anni'...e poi io e il papà abbiamo iniziato ad ululare fortissimo il ritornello.
Ieri finalmente è venuto un...chiamiamolo 'manutentore'...a pulire il selciato del giardino. Ha grattato via i licheni e il muschio dal deck che ormai sembrava lo scenario di un presepe. Il clima umido e freddo in inverno è perfetto per chi non ha voglia di fare manutenzione in casa, dopo 3 mesi non ha più la casa. E il problema non sussiste più. Il 'manutentore' ha fatto il primo pezzo in legno con la piallatrice ed è venuto daddio, poi probabilmente si è rotto i coglioni ed è andato nel furgone a prendere l'idropulitrice. Ora, io non sono una 'manutentrice', però per pulire l'arredamento da giardino in legno non userei quel particolare utensile. Lui l'ha fatto e ci sono pezzi di panca e tavolo spalmati per tutto il giardino. Tra l'altro appena tornata a casa sento quel rumore da nubifragio così tipicamente neozelandese, che non mi scompongo più di tanto. Poi realizzo che ci sono 30 gradi e un sole della madonna e vado a vedere cosa sta succedendo nel retro. Einstein il 'manutentore' sta cercando di spararmi via le ragnatele dalla porta finestra della sala con l'idropulitrice. Primo punto: gli infissi neozelandesi tengono l'acqua e il vento come la Gelmini le stronzate; secondo punto: accanto alla porta finestra c'è una pianta di rosmarino di una ventina d'anni che io uso per cucinare, che ora è un tristissimo tronco spelacchiato e coperto di merda. In tutto questo le ragnatele sono volate via, probabilmente sull'Isola di Pasqua, vista la potenza del getto, e la moquette della sala si è inzuppata. Oggi pomeriggio le ragnatele erano di nuovo là. Il rosmarino era ancora coperto di merda e io volevo uccidere l'imbecille. Ma non è casa mia, e questo è un vantaggio. Appunto mentale: in casa nostra grattiamoci via la merda da soli perchè questi arrivano col bazooka caricato ad ectoplasma e disintegrano tutto...insomma sto imparando a vivere kiwi alle spese dei miei padroni di casa che, essendo integralisti californiani, se lo meritano, sempre e comunque. Non è cattiveria...ma che si merita una che si fa viva solo per dire che (cito) se rompiamo un piatto vorrebbe saperlo ora perchè potrebbe comprarli in California e sarebbe per noi meno caro che ordinarli dalla Californa in Nuova Zelanda...a parte che il giorno stesso sono andata a comprare 5 piatti e vaffanculo tu e i tuoi piatti...ma poi sono pure porcellane Danesi cretina. Adesso non dico di mangiare da piatti km zero, ma almeno evitare di farli girare per 4 continenti. In compenso abbiamo fatto strage di bicchieri. Duncan in uno dei suoi momenti da bassotto di pura razza bassotta ha coperto la distanza tra lo scolapiatti e il tavolo saltellando e poi con grande leggiadria li ha sbattuti sul tavolo da impilati...c'erano schegge pure sul lampadario. Il papà è diventato Hulk, ma nonostante fosse verde e fumasse dal naso ha continuato a lavare i piatti...probabilmente ha piegato qualche forchetta. Io tenevo sollevato il nanerottolo che ovviamente continuava a camminare ad un metro da terra tentando di sperimentare la camminata sui vetri da scalzo e Raven 'Chi è stato? Ah lo sapevo è stato Duncan, sempre lui...' si gira e se ne va. Bello quando nei momenti di crisi tutti si sforzano di contribuire.
L'ultima volta che mi sono sentita crescere le ragnatele addosso è stato ad un congresso, il mese scorso. E' vero che ci sono dei pazzi che fanno ricerca nelle cose più assurde, ma in qualche modo divertenti, utili o interessanti...ma è altrettanto vero che ci sono anche ricercatori attratti dal lato oscuro della ricerca, si buttano a capofitto in cose che anche il più entusiasta degli uditori finisce a sperare che chi parla si strozzi mentre sorseggia il suo bicchierino d'acqua. Gente che trattiene talmente tanto gli sbadigli che inizia a lacrimare, gente che inizia a pensare ai cazzi suoi e assume grottesche espressioni di finto interesse . Poi ci sono quelli che si controllano meno e iniziano a mettersi le dita dappertutto, nelle orecchie, nel naso, si pinzano le mani sotto le ascelle e poi si snuffiano, guardano l'ora, si accasciano sulla sedia...ma nemmeno nelle assemblee a Montecitorio le vedi certe scene di sgraziato scoglionamento. E la cosa peggiore è che hanno ragione...e parte la crisi: ma che gliene frega al mondo di quello che faccio io? Ma anche io sono così noiosa? Buahaaa.
In particolare quel giorno mi girava per la mente un pensiero malsano. Uno degli oratori era una ricercatrice italiana con un curriculum che potrebbe in teoria fare concorrenza ad un qualsiasi segretario di stato. Impressionante, sempre che fosse vero. Arriva al'ultimo momento, sale sul podio e inizia con una sequela di giustificazioni per il fatto che quello che stava per dire era incompleto, in parte obsoleto e neanche scritto molto bene perchè dal momento in cui ha presentato l'abstract per il congresso alla data del congresso ha avuto altro da fare. Gli uditori si guardano disorientati, ma non possono fare nulla e la più grande e delirante rottura di coglioni che io abbia mai sentito pronunciare inizia e va avanti, avanti, avanti. Purtroppo non posso riassumere i contenuti, non per timore di essere riconosciuta, perchè una sputacchia gliela tirerei volentieri, ma perchè non si capiva cosa stava dicendo. L'accento, la grammatica, una roba oscena...un paio della commissione con cui avevo fatto due chiacchiere a pranzo mi guardano e io scrollo le spalle. Mi viene su la bile perchè penso che nella loro testa stanno già pensando al tipico atteggiamento da cazzone italiano che si presenta anche in occasioni importanti a fare la macchietta, facendo conto sulla simpatia e il 'proviamo a cavarcela'. Il tipico atteggiamento statico che assumono le persone che non hanno voglia di sbattersi e che inventano scuse di fronte alla loro incapacità di alzarsi e farsi il culo: 'ormai', 'scusate, cercate di avere pazienza, ma...'.
Una delle prime cose di cui mi sono accorta, da quando sono qui, è che si fa fatica a lasciarsi indietro tutti i finti impedimenti che ci creavamo ad hoc in Italia. Non so se vi ricordate di quella pubblicità...
-Andiamo al concerto 'sta sera? Ci sarà un sacco di gente, un sacco di ragazze, da bere gratis. Che ne dici? Ci sei?
-Mah non so, mi dovrei legare le scarpe...magari un'altra volta...
O anche quelle scuse derise dagli amichetti in cortile quando si era bambini:
-Ce ne manca uno per la partita! Vieni?
-No la mamma ha detto che non devo sudare!
-Ma vaccagare dai!
Queste sono le ragnatele che ancora mi sento addosso. Anche se non siamo i diretti responsabili, agli occhi degli altri noi italiani siamo così, pigri e cazzoni...e pochi stronzi riescono a ridicolizzare la totalità. Il pericolo è smettere di provarci, arrenderci al fatto che gli altri ci vedono così e adeguarci, per esporci di meno. Nonostante io mi sia illusa di riuscire a perdere questa parte di identità venendo qui, così lontano, alla fine mi trovo a pensare che ogni volta che un mio connazionale fa il pirla, anche io sono un po' pirla...se è ladro, anche io sono un po' ladra...non si può evitare di sentirsi un po' umiliati. Speriamo che passi.