Notizie dall'aldiqua
Prima regola: non mettete in discussione la vostra scelta di emigrare mentre siete confinati su una poltrona di aereo da 14 ore senza la possibilità di dormire comodi e\o di andare al cesso, scaccolarvi, mangiare cibi sani a ritmi umani. Poteste sentire una flebile vocina da qualche parte nel vostro cervello che vi dice ‘ma chi te l’ha fatto fare?’. Il collo e la schiena urlano e i muscoli delle gambe tirano…il bambino lamentoso di fianco sarebbe una succulenta opportunità di fare un po’ di stretching.
Almeno questa volta non abbiamo saltellato da Dubai a Auckland, il viaggio è andato bene, a parte il fallito atterraggio a Sidney, svolazzamento sulla città, vento laterale e atterraggio su una ruota in derapata. L’avevo detto che volevo venirci a piedi quaggiù. Gli stewards sorridevano tranquilli e io molto zen cercavo di tenermi la colazione in pancia, colazione…trancio di pizza, Mars e banana annaffiati da un succo di mango non è proprio colazione…è pulizia etnica.
Mentre ci prepariamo a scendere dall’aereo a Sidney noto due ragazze con il passaporto Neozelandese nero con la silver fern sul dorso e chiedo se anche loro continuano il viaggio:
-No no assolutamente no, noi viviamo a Sidney ora, mica più laggiù in culo al mondo!
-Ah, e vi trovate bene?
-Oh sì, ci sono un sacco di cose da fare.
-Ah e cosa fate?
-Lavoriamo come commesse.
-E vivete meglio?
-In che senso?
Sveglia sorelle…
-Nel senso che lavorate…e poi fate anche altro no?
-No perché al momento i soldi non bastano per fare nulla, Sidney è cara, però è Sidney.
Oh well…forse era meglio il culo del mondo ad un appartamento sovraffollato e nemmeno i soldi per l’autobus…però sai sei a Sidney!
E così il volo da Sidney ad Auckland sull’airbus 380 quello a 2 piani continua tranquillo, siamo in 5. E dormiamo sdraiati sulla fila da 4 posti, quella in centro. Le hostess rinunciano al proposito di farci rimanere composti su una sola poltrona, tanto nessuno si sveglia ai loro richiami. Alla fine ci lasciano la colazione sui tavolini a vanno oltre. Ad Auckland passo dalla dogana in 5, dico 5 secondi. L’altra volta 3° grado con bocca chiusa e vocali strette e adesso invece:
-Dove vai di bello?
-Vado a Dunedin a studiare, un PhD.
-Oh che bello. Ciao.
-Vabbè ciao.
Mi guardo attorno per vedere se magari mi ha liquidata solo perché vogliono far correre i cani dei doganieri e mi stanno dando tipo 20 m di vantaggio e invece mi sa che ce l’ho fatta, prendo i bagagli, li scannerizzano (di nuovo 5 secondi) e vado al domestic terminal per il cambio con 3 ore e mezza di anticipo. Che faccio? Internet key, numero di cellulare nuovo, pranzo, giretto e poi svengo dal sonno su una poltroncina. Al risveglio inizio a mettere a fuoco qualche neozelandese, in ciabatte e pantaloncini corti, arruffato a tratti, con le cose più disparate addosso. Jetstar mi mette un po’ l’angoscia perché a Milano avevo 7 kg in più di bagaglio e il ragazzo al check in ha storto il naso…anche se poi l’ha raddrizzato e non mi ha fatto pagare nulla. In questo caso la compagnia low cost è famosa per i casini e gli imprevisti…arrivo già pronta al peggio e dico alla ragazza maori del check in che ho un po’ di bagaglio in più e le chiedo quanto devo pagare. Lei si guarda intorno, non c’è nessuno. Mi carica tutto dicendomi ‘arrivederci e grazie’…ah madonna quanto ti voglio bene.
Il viaggio passa lento questa volta, 2 ore e mezza sono poche in confronto alle altre 34, ma sembrano non passare mai, sono davvero stanca, c’è meno spazio di prima, l’aereo è pieno di gente giovane scappata da Dunedin verso Auckland, tutti tornano a trovare i genitori e gli amici.
Finalmente atterriamo, praticamente ho dormito tutto il tempo, sapete quando vi si chiudono gli occhi e vi casca il collo e non potete fare niente per svegliarvi? Eh ditelo a quella seduta vicino a me. Per fortuna non ho perso le bave. Forse.
L’impatto con l’inverno non è stato traumatico, saranno stati i 40 gradi delle ultime settimane che non ti fanno rimpiangere tanto l’estate? Mah. E qui di afa non ce n’è, tranquilli, non sanno neanche cosa sia. Ne stavo parlando ieri con la tipa dell’agenzia immobiliare.
-Ha presente quando il cielo d’estate è bianco lattiginoso e non si muove un alito di vento?
-No.
Eh vabbè meglio va.
Adesso poi sono trascorsi alcuni giorni e devo dire che ci credo. L’aria tira sempre, ma è fastidiosa solo quando piove. Oggi ho fatto Mary Poppins un paio di volte. Lo dicono che l’ombrello è inutile, ma cazzo che cosa devo fare se devo uscire?
Risposta kiwi? Prendi la macchina.
Altra risposta kiwi? Stai a casa.
Se non puoi stare a casa? Ti bagni e basta fare la cagacazzi. Al limite ci si può sbilanciare dicendo a chi ti rivolge la parola ‘ah bad weather today’ e la risposta ‘oh yes, really bad weather’ e via sotto la pioggia in ciabatte. Copritevi cazzo che vi viene la tosse.
Ieri girando a piedi dall’Università all’Octagon ho incrociato ragazzini e ragazzine in divisa scolastica in pantaloncini corti o gonna al ginocchio senza nulla addosso se non un maglioncino leggero in lana…zuppo marcio, loro zuppi marci, scarpe e calze pure...loro impassibili ad aspettare il semaforo verde. Stanno tutti là rossi in faccia tremebondi a prendersi il vento e la pioggia come se fosse un castigo meritato da cui non possono sfuggire. Ma lo sanno che ci sono i giubbotti? Gli scarponi? Le felpe con pile dentro? Boh, sembra di sì, ma non sono sicura che gliene freghi qualcosa. Ad un certo punto poi arriva sfrecciando un ragazzo di 15 anni almeno, su un monopattino. Si ferma accanto a me, ha una testa piena di capelli biondi riccissimi, solita uniforme del college e piedi scalzi, uno sul monopattino e l’altro per terra.
Adesso però mi viene da tirargli una sberla. Ha i piedi rossi dal freddo è fradicio e tra l’altro non sembra neanche fare il ganzo. Cioè, sta solo andando a scuola. E allora? Decido di rischiare un vaffanculo e gli chiedo se non ha freddo con i piedi scalzi e 5 gradi fuori. ‘No no’, mi fa…’dopo un po’ non si sente niente.’ Eh sì, si chiama ipotermia, re dei pirla patentati. Generale dell’esercito dei pirla. Pirla ad honorem.
Ma sì, loro sono così. Sbarazzini, diciamo. Quasi si gode a sentirli quando si squassano di tosse e la mia italianità mi farebbe esclamare ‘vedi a fare lo sborone?’
La cosa da pazzi è che non hanno il riscaldamento nelle case, le case sono di legno e ci piove pure dentro spesso, soprattutto in quelle date in affitto, dove chi vive deve pagare, ma il padrone di casa può essere protetto da anonimato se si passa per agenzia, per cui se non ha voglia di fare le riparazioni allora cazzi tuoi che ci sei cascato. Et voilà.
E infatti la ricerca delle case è spesso lunga e faticosa, la nostra per febbraio inizierà adesso. E noi per ora abitiamo a casa di una signora che passa 6 mesi in Europa, per cui il posto è vivibile e noi lo occupiamo mentre non c’è, possibilità molto frequente in nz.
Spesso fa più freddo nelle case che fuori, i tentativi di isolare le case più vecchie sono stati spesso fallimentari, perché magari si riesce a non far entrare gli spifferi, ma l’umidità del luogo chiuso e isolato crea muffe che causano l’asma. Quindi bisogna fare davvero tanta attenzione a quello che si compra o che si affitta. Poi tenete presente che c’è carta da parati e moquette dappertutto…il paese dei balocchi per il Dr.House e i suoi casi di malattie misteriose. Insomma, è bene non pensare di mettere una pezza europea a ciò che europeo non è. E’ inutile pretendere di vivere con 35 gradi in casa e magari i termoarredo sulle pareti, qui si viaggia a stufa, caminetto e a volte con il condizionatore che spara aria calda. E soprattutto per chi viene al sud…arrendetevi al fatto che sarete obbligati ad accendere il camino tutte le sere, anche in estate. Io mi asciugo la bava di fronte a queste cose, ma non credo che sia una cosa condivisa. Ancora rido al pensiero che ci sono figaccioni che vengono qui in cerca del clima tropicale. Adesso poi è arrivato un signore inglese che sta mettendo riscaldamenti a termosifone in molte case, è l’ultima novità, un pioniere del progresso della vivibilità domestica. Anche se c’è un po’ di ritrosia da parte dei kiwi…loro preferiscono il fuoco al limite si attaccano una stufetta elettrica in bagno, quando proprio non vogliono smutandarsi con 8 gradi in casa. Però credo che sia normale per una popolazione che ama stare fuori, che è sempre stata esposta alle intemperie sin dall’infanzia. Al caldo stanno male, li vedi proprio che soffrono, anche i pochi che si avventurano in Italia in estate diventano di colori improbabili, e fissano il cielo come se non riescano a credere che esistono in natura certe temperature. Lo faccio pure io figuriamoci. Io mi chiuderei in garage per 3 mesi quando inizia l’estate.